Ho dei bei ricordi legati agli scivoloni. Mi divertivano, l’eccitazione dei gradini da salire in fila, il brivido della visione dall’alto, il calore del metallo sulla pelle (con il rischio, se si portavano i pantaloncini, di rimanere appiccicati a metà strada).
Un po’ meno le giorstine che giravano in tondo, troppo ripetitive, mentre proprio non mi piaceva la giostra che faceva fare su e giù e che procurava a noi maschietti dei rimbalzi molto dolorosi. Gli scivoloni quindi sono un bel ricordo della mia infanzia. Qualche giorno fa, in un giardino pubblico, ho visto questro obbrobrio (vedi foto).
Quale acido occorre calarsi per progettare una porcheria simile? Dove hanno studiato gli autori di questa tortura medievale, a Guantanamo?
Cosa può farci un bambino su una schifezza del genere? Arrampicarsi? E che sono, scimmie, i nostri bambini? Poi ci credo che crescono e sfasciano le scuole. Anch’io sarei diventato violento se a tre anni mi avessero proposto questa ciofeca.