Non ricordo se ero in quarta o in quinta elementare. Avevo invitato i miei compagni di classe (da noi, cultura tardodemocristiana, si chiamavano amichetti) a festeggiare il mio compleanno. Come mio solito avevo già pregustato la festa, organizzato l’organizzabile e immaginato divertimenti indescrivibili a parole (robe proibite tipo un due tre stella in salotto e cacce al tesoro machiavelliche con enigmi comprensibili solo a me). Tutto era pronto, i dolci, gli addobbi, mancavano poche ore, ero in fibrilazione…Nevicò, e non venne praticamente nessuno. La neve a Statte è rarissima e come tale blocca ogni forma di vita generando panico e apprensione. Niente festa, dunque. Sono passati più di vent’anni, da allora, e ancora mi ritrovo a guardare il cielo e a chiedermi che scherzo mi combinerà. Un’altra nevicata non sarebbe poi neanche insolita, qui a Bologna. Ma stavolta i miei amichetti hanno la macchina, ho fiducia che ce la faranno. E intanto scruto il cielo.
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Associazione Via Nuova, Statte, 15 giugno 2004
Continuando quella che sembra una tradizione dei presagi negativi, anche la presentazione di Statte aveva avuto qualche imprevisto tecnico. Avevamo infatti deciso, con largo anticipo, che l’avremmo tenuta il pomeriggio del 14 giugno. Ero in ferie, avrei potuto prendermela comoda, anche un ritardo non ci avrebbe messo in difficoltà. Se non che, qualche settimana prima, ci rendiamo conto che lunedì 14 giugno alle 18 c’è Italia-Danimarca. Facile fare gli snob adesso con il senno di poi: che sia stata la più brutta nazionale degli ultimi vent’anni l’abbiamo scoperto dopo, ma il 14 giugno nessuno immaginava un noioso e sputacchioso 0-0. Per cui abbiamo spostato al 15 la presentazione, che è stata una pagina bellissima del mio personale album dei ricordi.
Arrivo a Statte sonnacchioso, ho dormito cinque ore in due notti, ma non posso fare a meno di notare i manifesti che l’Associazione Culturale Via Nuova ha affisso in tutto il paese, di cui vi do prova nell’immagine sopra. Ci sono anche degli inviti bellissimi. Mi sento traboccare di riconoscenza e responsabilità; con un’attesa così, bisogna fare le cose per bene. Ci sarà anche il sindaco Giuseppe Mastromarino, la stampa locale rappresentata dalla giornalista Dolores Palantoni (finora hanno scritto di me solo donne, caspita, potrei montarmi la testa).
Non è difficile fare le cose per bene quando si coinvolge una personalità del calibro di Vittorio De Marco. Storico insigne, professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Economia dell’Università del Molise, collaboratore delll’Istituto “Luigi Sturzo” di Roma, direttore della Biblioteca Arcivescovile “G. Capecelatro” di Taranto (prendo un attimo il fiato) autore di una biblografia sterminata cui vi rimando (personalmente credo che tutti i cattolici progressisti dovrebbero leggere il suo “Le barricate invisibili. La chiesa in Italia tra politica e società (1945-1978), Congedo Editore, Lecce 1994.”), eccetera eccetera eccetera, avrete insomma capito che Vittorio De Marco che presenta Bello Dentro è un po’ come Dante Alighieri che presenta Topolino.
Da sinistra: Vittorio De Marco, Carmine Caputo, Salvatore Vitti e Giuseppe Mastromarino.
Vittorio l’ha fatto per amicizia e gliene sono grato, ma non pensate che abbia dato un’occhiata al libro, abbia fatto due battute e via. Niente affatto. Il pomeriggio precedente la presentazione mi ha accolto a casa sua armato di un taccuino fitto fitto di sette pagine di appunti, richiami, osservazioni, analisi del mio romanzo. Roba da svenire per la felicità. Grazie Vittorio.
E grazie al sindaco Mastromarino che ha faticato non poco a recuperare una copia del romanzo (ahi ahi ahi distribuzione tasto dolente) e alla fine ha voluto comprarlo come tutti gli altri. E grazie agli amici dell’Associazione Via Nuova (Annamaria Romano, Franca Donvito, Salvatore Vitti e tutti gli altri, nessuno escluso!) per la straordinaria organizzazione, a Dolores Palantoni per gli articoli che trovate in rassegna stampa, alla cara professoressa D’Amore, mia indimenticabile insegnante di italiano alle scuole medie, che ha portato con sè alla presentazione un mio tema del 1988 che ha conservato.
Argomento: lo sciopero. Già a tredici anni davo preoccupanti segnali. Grazie, grazie a tutti quelli che hanno partecipato, a Francesco Caputo per le riprese da cui ho tratto queste foto.
PS Agli amici dell’Associazione Via Nuova: il nome del vostro circolo richiama “A via nov“, cioè il nome con cui gli stattesi hanno sempre chiamato la via in cui sono cresciuto. Perché non ridargli il nome che gli spetta, e che adesso è attribuito a Vittorio Emanuele III, re che dopo aver ceduto l’Italia in mano ai fascisti se l’è data a gambe nel momento della crisi?
Io quando devo scrivere il mio indirizzo scrivo Vittorio Emanuele, senza specificare “III”, perché spero si confonda con il II, che si ricorda con più rispetto!!
Mi piacerebbe ancora di più scrivere Via Nuova, 74010 Statte. Chissà. Non ne so molto di toponomastica, ma ci dovremmo almeno provare.