La tecnologia offre possibilità agli appassionati di audiovisivo impensabili solo vent’anni fa. Penso alla straordinaria facilità del montaggio non lineare, che ormai permette persino a chi dispone di uno smartphone potente di selezionare degli spezzoni video, cambiare loro ordine, tagliarli. Prima che tutto ciò vi sembri ovvio pensate alle centraline vhs con cui siamo ammattiti noi figli degli anni Ottanta, con quel maledetto nastro di plastica che rubava sempre qualche decimo di secondo e ci costringeva a ricominciare da capo. Però, come sempre, la facilità porta agli eccessi. Continua la lettura di Drone kills the video stars (fermate quel drone)
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La tecnologia del superfluo
Alcune sere fa sono tornato a rivedere dopo tanti anni uno dei classici per la mia generazione, Ritorno al futuro. Inutile osservare, a quasi trent’anni di distanza, che non abbiamo skateboard volanti, e che in generale la nostra società è molto più simile a quella del 1985 di quanto quest’ultima non somigliasse al 1955. La storia dell’uomo è così, ha delle straordinarie accelerazioni, dei rallentamenti, a volte purtroppo torna anche indietro (la piramide di Cheope è straordinariamente superiore, per costruzione e tecnologia, rispetto a quelle costruite centinaia di anni dopo). Per non parlare dell’arretratezza medievale rispetto agli splendori di Atene e Roma.
Noi viviamo in case simili a quelle di trent’anni fa (spesso sono proprio le medesime), lavatrici e frigoriferi sono più o meno gli stessi, e le nostre autovetture continuano a bruciare in larga parte combustibile non rinnovabile. Certo c’è stata la rivoluzione di Internet, ma anche in questo caso sono più interessanti gli effetti sociali che essa ha introdotto, che non l’aspetto tecnico vero e proprio: computer e reti esistevano già trent’anni fa, solo che nessuno aveva pensato ad un uso “popolare” fino ai primi anni novanta.
Se la tecnologia essenziale è avanzata poco, quella un po’ futile ha fatto invece passi da gigante: e se non affronterò qui il tema della depilazione a luce pulsata, che però mi dicono strepitosa rispetto alle forme precedenti un po’ truculente, voglio però parlare delle videoriprese. La prima volta che vidi una cinepresa (credo fosse un super 8), ne rimasi estasiato: anche se duravano pochi minuti e non avevano l’audio, quelle piccole portavano il cinema in casa. O meglio, nel cortile davanti casa, perché l’attrezzatura era troppo ingombrante per il salotto. Ma costavano eccome, bisognava ponderare bene ogni inquadratura, e di montaggio nemmeno si parlava. Ancora vent’anni fa, con il vhs, si potevano fare riprese più economiche (ve le ricordate le prime, enormi videocamere VHS?), e i più temerari azzardavano anche i primi montaggi. Lo feci anch’io con i miei amici, ma quanta fatica: occorreva collegare due videoregistratori e operare con perizia sui tasti pausa e rec, potendo contare sulla qualità mediocre dei nastri analogici. All’inizio degli anni 2000 la rivoluzione del digitale, i nastri miniDV permettevano di acquisire i dati sul pc, per poi essere riversati, senza alcuna perdita di qualità. Una meraviglia, per chi anni prima aveva speso una fortuna per comprare un videoregistratore VHS in grado di sovrascrivere la traccia audio.
Certo non mancavano i contrattempi: ho passato notti intere a montare i miei primi filmati, con il suono dell’hard-disk del computer che riecheggiava come un trattore nel silenzio dell’appartamento. E i primi sistemi di montaggio non lineare (potevi cioè decidere di spostare le tracce video senza seguire un ordine sequenziale, come nel montaggio tradizionale) non permettevano di vedere il video se non dopo il rendering, che poteva durare ore. Così ti toccava scoprire, dopo un’attesa snervante, che avevi sbagliato i tempi di una dissolvenza, e dover ricominciare drammaticamente tutto da capo.
Il video che vedete in questa pagina l’ho girato con uno smartphone. Il soggetto è Tolé, un grazioso centro sull’Appennino Bolognese che frequento d’estate, in particolare un borgo arricchito negli anni dalle opere d’arte che gli artisti ripongono ogni anno (dipinti, sculture, bassorilievi). Riguardo al video la messa a fuoco non è sempre al meglio, i bilanciamento del bianco lascia a desiderare e la compressione del MPEG 4, specie sulle panoramiche, si sente tutta (se non sapete di cosa sto parlando va bene così, il 99% non lo sa e vive bene lo stesso). Però, ragazzi, ho fatto le riprese con una scatoletta grande quanto una delle nostre vecchie audiocassette che ha come principale funzione quella di telefonare. E il montaggio non ha richiesto più di un paio d’ore, compresa la scelta di una colonna sonora royalty free, con un programma gratuito.
Non c’è niente da dire, se ci fossimo concentrati sugli skateboard con la stesse perizia con cui abbiamo lavorato sul video digitale, oggi andremmo i centro volando. A skate alterni, i giorni pari gli uni e i giorni dispari gli altri,