Una distribuzione di più di 300 sale, anteprime piene di vip (Vorrei Incassare Pecunia), spot televisivi e promozione da kolossal non sono bastati a “Troppo Belli”, il film con Costantino e quell’altro, a evitare un fiasco al botteghino. Ancora una volta dunque quel mercato costituito da ragazzine preadolescenti, da sempre acquirenti forti di cd, riviste e poster di bellocci, sfugge ai produttori cinematografici che non riescono a ingabbiarlo. Probabilmente il film è scadente, girato in fretta e recitato male, non so, non ho intenzione di sprecare un’ora e mezza della mia vita per scoprirlo.
Ma ci si potrebbe domandare come mai in un’epoca che riscopre la cinematografia anni settanta-ottanta (ribattezzata trash), anche quella girata in fretta e con pochi mezzi, non si apprezzi la spazzatura, come dire, più fresca, recente, di Costantino e quell’altro. In un’epoca in cui Lino Banfi dell’Allenatore nel pallone diventa un’icona e un modello (per non parlare della meravigliosa interpretazione della canzone Filumena in Vieni avanti, cretino: altro che nonno Libero!) e in cui quasi tutti hanno nascosto in un cassetto un dvd con un film in cui la Fenech fa la doccia, si dovrebbero apprezzare anche Costantino e quell’altro.
E invece no: il fatto è che il cinema italiano di genere negli anni settanta riempiva un vuoto, rispondeva ad un’esigenza, quella di chi apprezzava un paio di figliole seminude ma non si sarebbe sognato di entrare in un cinema porno, quella di chi si divertiva con le battute facili di Pierino e compagnia che introducevano la serialità, il tormentone, la ripetitività tanto cara ai cabarettisti di oggi. Negli anni settanta la Fenech o la vedevi farsi la doccia al cinema o niente: i troppo scarsi al contrario sono ovunque, sui cartelloni, sui giornali, in tivù. Le ragazzine ne hanno già abbastanza dei loro corpetti depilati senza bisogno di andare al cinema.
Un conto era sbirciare di nascosto dal buco della serratura, un conto è affondare platealmente in una melma di mediocrità…