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Sabato pomeriggio – seconda parte

Non si può aspettare l’arrivo della mamma. Come giustificare il fatto che la bimba è stata lasciata a contatto con quella sostanza giallo fosforescente radioattiva per più di qualche minuto?
Negare è impossibile, nessuno potrebbe affermare di non essersi accorto che la bimba ha evacuato e continuare a pretendere il rispetto e la considerazione che si dà ad uno sano di mente. Fra qualche minuto se ne sarà accorto anche il vicino che la bimba ha evacuato, e rischiamo seriamente l’arrivo della polizia alla ricerca del cadavere. Non si può aspettare. Il giovane papà agisce. Il fatto che i calzini siano sporchi di giallo ocra non depone a favore di una prima ottimistica previsione del tipo "che sarà mai cambiare un pannlino".
Man mano che ci si avvicina all’epicentro, i danni della violenta esplosione si fanno più drammatici. La tutina è andata. Anche il body ha perso il colore originale. Del pannolino praticamente si sono perse le traccia.
È incredibile osservare quanta roba purulenta possa uscire da un corpicino così piccolo e angelico. Ci credo che piangevi povera piccola, ad occhio e croce dovevi essere piena dall’ombelico in giù, talloni compresi. Il giovane papà si lancia al soccorso della giovane erede: via i calzini, lanciati, via la tutina, lanciata più lontano, via il body, praticamente dai vicini. Ecco il pannolino, c’è l’infame, ma non è servito a nulla visto che l’eruzione ha tracimato ovunque. Lanciarlo lontanissimo. Dal balcone, se possibile.
E poi? Lavare, che cavolo. Ma serve l’acqua calda. Portare la bimba con sè è da escludere, lascerebbe tracce difficili da occultare. Il giovane papà corre in cucina e apre l’acqua calda e torna indietro. La bimba è ancora sul fasciatoio. Il giovane papà prende una bacinella e torna indietro.
La bimba è ancora sul fasciatoio ma si agita. Il giovane papà riempie la bacinelle d’acqua calda e torna indietro dalla bimba che è ormai visibilmente incazzata e si domanda chi è il deficiente in balia al quale l’hanno lasciata e che non è capace di cambiare un pannolino.

Syriana

Girato in maniera asciutta, netta, privilegiando un approccio episodico talvolta un po’ ostico ma affascinante , Syriana è un film agghiacciante, soprattutto alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni in Libano. Un film corale che, dietro la tranquillizzante professionalità di Hollywood, i volti noti di Clooney e Dillon, le apparenze di un thriller di fantapolitica, nasconde una denuncia estrema, nitida, perentoria, di gran lunga più violenta di certi ripetitivi slogan noglobal. Un film da vedere, nonostante un po’ di sadismo compiaciuto e il costante rischio di cadere nel luogo comune (le villette a schiera degli impiegati americani della CIA, il principe arabo buono con gli occhi azzurri, la moglie saggia del giovane yuppies). Molto bello il personaggio minore dell’avvocato di colore con padre alcolizzato ma, forse, più vigile di lui.