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Vecchi obsoleti principi

Controllo, controllo, controllo! Solo qualche giorno fa da quasi tutti gli esponenti del governo e da una parte dell’opposizione si alzava un coro unanime che chiedevano maggiori poteri all’autorità giudiziaria e alle forze dell’ordine per combattere il terrorismo. Le giustificazioni sono state ampie e diversificate, occorre conservare i tabulati telefonici, registrare tutto, leggere le email, piazzare videocamere e microfoni ovunque, perchè solo così è possibile snidare chi pianifica possibili nuovi attentati. Di fronte alla tragedia di Londra e alla concreta minaccia, pochi hanno osato contraddire queste voci, ed in parlamento è stata approvata una legge che, per sintetizzarla brutalmente, sacrifica la privacy per aumentare la sicurezza, o almeno se lo propone.
Privacy! Privacy! Privacy! Passano pochi giorni e dagli stessi schieramenti politici si alza un coro che si oppone contro lo strapotere della magistratura che ascolta, registra, sbircia, come un grande fratello opprimente e pericoloso. Il riferimento, è evidente, è alle intercettazioni telefoniche relative alle operazioni per l’acquisizione della Banca Antonveneta. Insomma, decidiamoci. O controllo o privacy, o meglio ancora un ragionevole compromesso di entrambi. L’importante è rispettare quel principio obsoleto e retrogrado a cui qualche nostalgico come me tiene ancora: la legge è uguale per tutti. Per un cittadino di origine mediorientale come per un alto dirigente bancario. O no?