I genitori che picchiano i loro bambini non sono giustificabili mai e in nessun modo. Sono altri gli strumenti con cui bisogna educare.
Però ammetto sinceramente che qualche volta uno schiaffetto sul popò mia figlia se l’è preso, soprattutto quando disubbidendo mette a repentaglio la sua incolumità e quella degli altri. Lo so, è una sconfitta educativa, ma siccome sono stato un bambino vivace che ne ha buscate, dico anche che non è certo lo schiaffo a fare male (anche perché mia madre, come me, non era certo violenta) ma la teatralità dell’atto, l’umiliazione che sottolinea l’errore commesso e la punizione eseguita senza processo. Ci sono punizioni più efficaci (l’angolo della punizione, niente cartoni per un giorno, eccetera) ma nessuna, nella sua rapidità d’esecuzione, è così fulminante.
E io ancora ricordo bene quelle occasioni in cui ho preso uno schiaffo sul popò, mia madre mi ha anche raccontato che una volta le risposi: approfitta pure finché sono piccolo, perché quando sarò grande potrò darti le botte anch’io. E ripeto ancora, non si fa, ed è giusto che tutti lo ripetano.
Quello che non tutti ripetono è che però anche la situazione opposta è da evitare. Bambini che tiranneggiano i genitori, li umiliano in pubblico, impongono le loro scelte ad adulti che blaterano di scelte pedagogiche…Cosa cosa?
Bimbetto grassoccio (i bimbi odiosi sono sempre grassocci) si ostina ai giardini pubblici a salire sullo scivolo “contro mano”, e così facendo impedisce a tutti gli altri di giocare correttamente. Quando qualche genitore finalmente interviene a destituire il bullo sotto gli occhi della madre che giochicchia con lo smartphone, ecco che l’impiastro esplode in pianto, e la pedagoga dei miei stivali balbetta qualcosa sul fatto che, caro FilibertoTigerGiglio (i bimbi odiosi hanno sempre nomi demenziali) stasera dovremo affrontare il tema della gestione incontrollata della tua aggressività.
Stasera affronterete il tema? Cosa fate, una tavola rotonda con gli esperti? C’è un programma da seguire o improvvisate? Posso venire anch’io o è su invito? Tu devi ringraziare, abietto rifiuto di un lassismo rammolito da apericene e brunch, che io sia in grado di controllare la mia, di aggressività, altrimenti tuo figlio starebbe appeso all’albero per i lacci delle scarpe, giusto per vedere se così un po’ di sangue arriva al cervello e qualcosa si mette in funzione.
Io sbaglio quando sono troppo severo con mia figlia se vedo che non rispetta la fila e prova a passare avanti agli altri, ma tu, tu, abominevole rigurgito di un libertinaggio da inserto domenicale, che chiaccheri amabilmente con le amiche mentre tuo figlio sotto i tuoi occhi gioca a lanciare sassi contro le persone che passano, cercando di colpirle in faccia, tu non sei migliore di me.
E già di vedo difenderlo a spada tratta contro gli insegnanti che si lamenteranno che il bambino è maleducato, perché la colpa è la loro, incompetenti, che non sono in grado di modellare la sua creatività, già ti vedo consolarlo perché non trova un impego adatto alle sue capacità perché la colpa è sempre delle aziende che assumono solo gli amici, già ti vedo affrontare il tema della sua insoddisfazione da quarantenne disoccupato, perché la colpa è dello Stato che non ha saputo garantirgli le giuste opportunità. Se un giorno tuo figlio andrà ad ingrossare le fila di falliti che la colpa è degli stranieri, delle scie chimiche, del complotto sionista, portando al successo partiti che approfittano della rabbia di derelitti come lui, ecco, quel giorno ricordati che sullo scivolo non si sale contromano, e che avresti dovuto insegnarlo a tuo figlio al momento giusto.